Casa: il Parlamento europeo approva la Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici
14 Marzo 2023
Parola d’ordine: riqualificazione energetica degli edifici sia pubblici che privati. È questo il senso della votazione del Parlamento europeo in seduta plenaria che in data 14 marzo ha approvato il testo della Direttiva della Commissione Itre (Industria, Ricerca ed Energia), criticato da alcuni Stati membri tra cui l’Italia, ma vediamo l’intento di capire la ratio che ha portato al varo di questa Direttiva.
Perché una direttiva sull’efficienza energetica degli edifici
Nell’ambito del pacchetto “Fit for55%” per la revisione della legislazione per la riduzione delle emissioni di gas serra nell’Unione europea, la Commissione europea ha proposto un aggiornamento della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia pubblica e privata. Infatti gli edifici dell’Unione europea sono responsabili di oltre 1/3 delle emissioni di gas serra, inoltre il 75% è inefficiente energeticamente, un vero e proprio ostacolo all’ambizioso obiettivo dell’Unione europea che vuole raggiungere la neutralità climatica, ossia emissioni zero entro il 2050.
Tra l’altro ciò comporterà non solo una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, ma anche un importante risparmio sulle importazioni di energia della UE.
Che cosa dice la Direttiva
La Direttiva approvata dal Parlamento riguarda:
- edifici residenziali
- edifici non residenziali
- edifici nuovi.
Edifici residenziali
La Direttiva fissa per questi edifici sia di edilizia popolare che di privati, il raggiungimento delle seguenti classi nei seguenti tempi:
- classe energetica E entro il 2030
- classe energetica D entro il 2033.
Edifici non residenziali
Per gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica, le classi da raggiungere sono le seguenti:
- classe E dal 2027
- classe D dal 2030.
Edifici nuovi
Gli edifici nuovi di proprietà di enti pubblici dovranno essere ad emissioni zero dal 2028. Gli altri nel 2030.
Riscaldamento e caldaie
La Direttiva prevede che già entro il 2024, si dia seguito al divieto di incentivi per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili, soprattutto a gas. Sono esenti i sistemi ibridi (caldaia a condensazione+pompa di calore) e le caldaie certificate per funzionare anche con combustibili rinnovabili come biometano e idrogeno.
Impianti a energia solare
La Direttiva prevede l’obbligo di installazione degli impianti a energia solare per tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali dal suo recepimento ed entro il 31 dicembre 2026 per gli edifici pubblici e i non residenziali esistenti.
Che cosa succede ora
Dopo l’approvazione del Parlamento europeo, i prossimi passi da fare vedranno il Trilogo, ossia il negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio UE. I Paesi membri avranno poi due anni di tempo per recepire il provvedimento.
Riflessi positivi della Direttiva
La Direttiva potrebbe rappresentare un utile strumento di lotta alla povertà energetica e al cambiamento climatico.
Riflessi negativi
Il salto verso una classe energetica superiore comporta una serie di investimenti che, in caso di un’attenta politica, si ripercuoterebbe in maniera pesante sulle tasche dei cittadini-consumatori.
Che cosa potranno fare gli Stati membri
Tante sono state le critiche a questa Direttiva da parte dei Paesi membri, e anche del nostro, soprattutto riguardo ai tempi molto stretti per l’attuazione degli obiettivi fissati e anche per i costi. Ecco perché riconosce ai Governi nazionali una certa flessibilità nella sua attuazione, sollecita sostegni finanziari da parte dell’UE e anche la creazione di un Fondo.