Sostenibilità generale, mobilità sostenibile, case green, rifiuti, alimentazione e elettrodomestici. Questi i temi a cui 1.014 consumatori hanno risposto all’importante indagine svolta da Adiconsum con il progetto Green Circle. Ecco cosa pensano i consumatori italiani di ciò che ostacola l’inclusività nel processo della transizione. All’interno del report completo ci sono analisi e commenti anche di diversi esperti dei settori.
Con il progetto di Adiconsum “Green Circle”, finanziato dall’European Climate Foundation, si vogliono comprendere le barriere che ostacolano l’inclusività nel processo della transizione verde, per meglio affrontarle e superarle. Per questo a gennaio è stato lanciato il sondaggio online “Sei più GREEN di quello che pensi?.
Fra gli obiettivi prioritari del progetto, c’è quello di indagare sul campo i vincoli, le opinioni gli atteggiamenti e i comportamenti, per comprendere le barriere che ostacolano le scelte di consumo più sostenibili e rimuoverle in vista della migliore l’accettazione sociale di possibili misure legislative della green transition.
Il sondaggio è stato completato da 1.014 persone, segmentato per regione, sesso ed età. Il quadro degli ostacoli all’adozione di stili di vita e di consumo più sostenibili che emerge dall’indagine è decisamente articolato, ma complessivamente rassicurante: sembrano marginali le sacche di resistenza aprioristica al cambiamento e si intravedono ampie disponibilità a capire, conoscere meglio ed eventualmente apprezzare – o addirittura scegliere – le tecnologie green, mentre per i comportamenti già oggi relativamente semplici da adottare la grande questione è la fiducia: “Io mio sforzo servirà a qualcosa?”, “Io faccio la mia parte, ma anche gli altri?” e ancora “Per me ci sono oneri, ma non sarò solo io a pagare, mentre altri si avvantaggiano?” oppure “Non sarà un nuovo grande business questa transizione verde?” si chiedono i consumatori.
I partecipanti al sondaggio
Pur essendo un campione “casuale”, notiamo infatti un certo equilibrio fra i generi – il dato Istat dell’ultimo censimento è 51,3% di donne, molto vicino al dato del nostro campione – e nella distribuzione per tipologia familiare. Anche nella dimensione della città di residenza si osserva una discreta aderenza ai valori nazionali (sono presenti gli abitanti di comuni di grandi dimensioni in misura percentuale di qualche punto soltanto superiore alla distribuzione reale), mentre come abbiamo già detto la fascia d’età inferiore è poco rappresentata e le altre fasce d’età sono leggermente sopra la rappresentatività statistica.
I risultati del sondaggio: la sostenibilità in generale
La prima domanda, dopo la batteria di profilazione socio-demografica, esplorava in modo introduttivo il tema della sostenibilità nelle varie declinazioni, con una domanda “rompighiaccio” che chiedeva genericamente di dichiarare attenzione o meno in fase di acquisto: è evidente che, in assenza di specificazioni e distinzioni, fosse prevedibile una buona maggioranza di risposte affermative, in linea con il valore generalmente positivo assegnato al concetto di sostenibilità nella società attuale. Più articolata la seconda domanda, che ha chiesto di scegliere una priorità in relazione al benessere e al futuro della nostra società: il 61.4% degli intervistati ha scelto la sostenibilità integrale, seguito dal tema della salute e sicurezza, mentre solo al terzo posto troviamo il tema ambientale “puro”.
Circa la metà degli intervistati si autovaluta come “abbastanza” sostenibile, mentre circa un terzo si sente “sufficientemente” o “poco” sostenibile: il dato va letto, secondo noi, più alla luce di una frustrante difficoltà a mettere in pratica la scelta sostenibile, che a una mancata volontà. Fare scelte in linea con i criteri di sostenibilità in ben tre ambiti può essere difficoltoso, per una serie di ragioni che andiamo ora ad approfondire
Successivamente, abbiamo chiesto di indicare le principali fonti di informazione sulla sostenibilità dei beni e servizi utilizzate per supportare le scelte di acquisto. Spiccano, prevedibilmente, le etichette dei prodotti, che negli ultimi 5 anni hanno da questo punto di vista decisamente fatto grandi progressi, optando per ospitare con buona prominenza i “green claims” generici o informazioni più oggettive su caratteristiche, processi produttivi, origine delle materie prime, certificazioni aziendali, impegni e iniziative in favore dell’ambiente, limitazioni delle sostanze inquinanti e uso di materie prime riciclate
I risultati del sondaggio: la mobilità sostenibile
Per prima cosa, abbiamo posto una domanda sulla decisione delle case automobilistiche di virare decisamente in direzione dell’auto elettrica: molti costruttori hanno ormai una gamma elettrica che copre gran parte dei segmenti di mercato ed hanno annunciato ulteriori, sostanziosi investimenti (che tuttavia nei primi mesi del 2024 – dunque in un momento successivo alla conduzione della nostra indagine – sono stati già sottoposti a stand-by con una prudente logica del “wait and see” e saranno rivalutati per tempi, entità e dislocazione geografica, in funzione dell’effettivo andamento della domanda). Poco più di metà del campione (il 51,1%) sente di non avere una visione chiara delle dinamiche di mercato, non sembra convinto che la direzione del cambiamento sia effettivamente quella e considera l’avvento dell’auto elettrica una questione a tutt’oggi molto controversa. Poco più di un terzo, invece, la approva perché la considera espressione di progresso tecnologico o la vede come scelta sostenibile e strategica in vista degli obiettivi di salvaguardia ambientale e climatica. Il residuo 14,4% è critico: si tratta di una scelta “sbagliata”. A questo gruppo di intervistati abbiamo chiesto di precisare le motivazioni di un giudizio così nettamente negativo.
La domanda successiva focalizzava le intenzioni di acquisto di un’auto, in una prospettiva temporale di medio termine: due anni. Vediamo nel grafico che il gruppo delle auto “tradizionali” a benzina, diesel o gas (GPL/metano) è nettamente minoritario, raccogliendo appena il 26.9% delle scelte; decisamente più attraenti, per i nostri intervistati, le auto elettriche, le ibride plug-in e soprattutto le ibride, una categoria che sul mercato offre una vasta gamma di scelte e sembra in grado di accontentare quanti hanno riserve e incertezze sulla praticità di un’auto completamente elettrica.
Un altro incrocio interessante è tra chi possiede un impianto fotovoltaico e chi nei prossimi due anni acquisterebbe un’auto elettrica: la dotazione in questione si traduce abbastanza spesso nella possibilità di ricaricare l’auto mediante l’energia autoprodotta, con notevole risparmio economico rispetto alla colonnina in strada.
I risultati del sondaggio: la sostenibilità in casa
Appena il 40% degli intervistati ha un buon isolamento termico dell’involucro dell’edificio (pareti esterne e tetto) ed una quota simile ha infissi a taglio termico. Considerato il numero elevato di interventi finanziati negli ultimi anni dal cosiddetto “superbonus” 110% e dalle altre misure di consistente incentivazione, è un dato che fa pensare: se ne potrebbe desumere, sia pure con cautela, che la situazione di partenza fosse diffusamente piuttosto negativa e che comunque parte degli interventi abbiano inciso in modo marginale sulla prestazione energetica complessiva dell’edificio.
A proposito di impianti, notiamo che la quota di quanti hanno una caldaia a condensazione non raggiunge il 50% e che persino il termostato per la regolazione dei caloriferi è presente appena nel 54.14% dei casi.
Nell’indicare le condizioni a cui sarebbero disposti ad adottare una tecnologia “green” per il risparmio e l’efficientamento energetico, gli intervistati hanno fornito elementi di notevole interesse. Innanzitutto, emerge l’esigenza di informazione chiara, semplificata, indipendente e “personalizzata” (consulenza tecnica gratuita sulla migliore scelta da fare) in base alle specifiche condizioni della casa e della famiglia: infatti, le prime due risposte raccolgono un discreto numero di consensi. Altro problema evidenziato è quello della certezza di recupero in tempi ragionevoli dell’investimento (il 18% del campione ferma l’orizzonte temporale considerato accettabile a 5 anni) e la presenza di incentivi “forti”, come lo sconto in fattura al 60% (opzione scelta da oltre un terzo degli intervistati).
I risultati del sondaggio: alimentazione e rifiuti
Il nostro questionario ha intanto cercato di raccogliere le difficoltà lamentate dai cittadini nel fare la raccolta differenziata: osserviamo il grafico sottostante. Nella quota maggioritaria (59.5%) di quanti non percepiscono problemi, naturalmente dimorano due gruppi diversi: i realmente soddisfatti, che curano la raccolta differenziata e vivono in un comune virtuoso dove l’organizzazione del servizio non crea problemi, e gli indifferenti, quelli cioè che non incontrano problemi perché in realtà non la fanno.
Abbiamo chiesto anche della sostenibilità in fase di acquisto dei generi di largo consumo e soprattutto alimentari. Con una domanda introduttiva abbiamo indagato l’attitudine a fare attenzione a questi aspetti in fase di scelta: un rassicurante 58.1% degli intervistati dichiara di preoccuparsene “abbastanza” o “molto”; un discreto 7.9% ritiene di non essere in grado di valutare per via delle informazioni assenti o poco affidabili (perciò rinuncia), mentre il rimanente 14.5% non se ne vuole occupare perché già è impegnativo lo sforzo di scegliere in relazione alla qualità intrinseca del prodotto ed al prezzo.
I risultati del sondaggio: elettrodomestici
Il tema è affrontato sotto il profilo dei consumi (soprattutto di energia) e parte, dopo la domanda di rito “Sei tu che ti occupi prioritariamente delle scelte di acquisto sul tema?”, con una riflessione: perché non hai ancora cambiato quel vecchio elettrodomestico? Anche qui, volutamente, abbiamo scelto di prendere in considerazione la percezione del consumatore, senza indicare un termine di riferimento in anni, per poterci concentrare sulle motivazioni addotte da chi, pur avendo consapevolezza della vetustà e necessità di sostituire, è frenato da fattori esterni.
Non è trascurabile la quota di coloro che non possono permettersi l’acquisto di un nuovo apparecchio, neanche a rate: ben il 13.9%: a queste famiglie sarebbe necessario offrire in modo prioritario un sostegno economico, che invece di aiutare una tantum a pagare la bolletta elettrica, consenta di realizzare un risparmio apprezzabile per numerosi anni (vale lo stesso per l’installazione di un sistema fotovoltaico o la sostituzione di una vecchia caldaietta a gas)
I risultati del sondaggio: opinioni aggiuntive
Da ultimo, abbiamo chiesto agli intervistati di condividere liberamente, sempre in tema di consumi sostenibili, un’opinione, un’esperienza, una proposta di soluzione, una segnalazione di condizioni disfunzionali da correggere.
IMPORTANTE
All’interno del report completo, al termine di ogni capitolo, abbiamo chiesto un commento dei risultati da parte di esperti del settore.
- MOBILITA’: Francesco Naso – Segretario Generale MOTUS-E
- CASE GREEN: Marco Mari, Sustainability Advisor
- RIFIUTI E ALIMENTAZIONE: Riccardo Ricci Curbastro – Presidente Equalitas
- ELETTRODOMESTICI: Marco Imparato, Direttore Generale APPLiA Italia
All’interno del report completo sono riportate anche 13 proposte di Adiconsum e un “Manifesto del consumo sostenibile & inclusivo”.
Nelle prossime settimane sono previste news dedicate per ogni settore per entrare nel dettaglio delle tematiche proposte.